
Non Bartali, non Coppi, o corridore
che pedalando vai senza respiro
di tappa in tappa: il vero eroe del Giro,
sei tu con la tua fede e il tuo sudore,
tu che partisti un dì dal tuo villaggio
(facevi il muratore o l'apprendista)
chiedendo una chimerica conquista
soltanto alle tue gambe e al tuo coraggio;tu, pover'uomo ingenuo ed animoso,
di cui nessuno mai grida all'arrivo
l'ignoto nome, a cui l'aperitivo
non offre con orgoglio alcun tifoso.
Mentre dinanzi a Gino, innanzi a Fausto
fremon le folle estatiche e devote,
pronte a gettarsi sotto quelle ruote,
nel demente delirio, in olocausto;
nè alcuna donna appunta, alla partenza,
un fiore sulla maglia variopinta
(soltanto la tua mamma è ancor convinta
che t'attendon la gloria e l'opulenza);
tu che ignori l'ebbrezza del successo
e resti sempre in coda alla classifica,
tu, per cui mai nessuno si sacrifica
e ripari le gomme da te stesso;
che giungi puntualmente sessantesimo,
che sei così modesto e poco scaltro,
ma sogni che il cronista, un giorno o l'altro,
ti chiamerà col nome di battesimo,
o "il veltro di Vigevano o di Como",
"il falco di Vercelli o di Legnano",
"lo scalatore", "lo stantuffo umano",
tu sei l'eroe del Giro, o pover'uomo,
tu che lungo la strada senza fine
per diventare l'eroe d'una giornata,
macini la tua fede impolverata
moderno Don Chisciotte in mutandine:
sei tu, tenace, oscuro corridore,
che non sarai mai falco nè levriero,
ma, pedalando, corri col pensiero
a Girardengo, ch'è commendatore,
a Gerbi, a Binda, a Guerra, a quella nobile
pattuglia d'assi ch'oggi han la pancetta
e non inforcan più la bicicletta,
ma in compenso han la villa e l'automobile;
tu che, smessa la maglia del ciclista,
ed un po' giù di gambe e di coraggio,
un giorno tornerai nel tuo villaggio,
a fare il muratore o l'apprendista... (Il cavaliere Errante, in "La Domenica del Corriere", n°22 - 30 maggio 1948)