lunedì, giugno 16, 2008

BUONI MOTIVI


Ogni volta che vado in Toscana, penso a quanti buoni motivi ci sarebbero per vivere laggiù.

Questa volta non è stata diversa dalle altre, un paio di giorni in terra etrusca, oltretutto in buona compagnia, la mia famiglia e un ottimo amico. Di seguito un elenco, in ordine sparso, di "alcuni buoni motivi" per non restare indifferente al suo fascino, terra unica e nobile, dove (a mio avviso), si respira un aria del tutto particolare: L'accento esclusivo, i grandi vini rossi, la finocchiona, il malegato, il prosciutto al coltello, i coppioni di pane "sciocco", l'olio d'oliva, la bistecca alla fiorentina, le fiorentine :), Firenze, i cipressi di Bolgheri, i paesini come Bolgheri, il mare, il pecorino di Pienza, gli etruschi, il paesaggio, il poco traffico, i casolari, il ritmo della vita, il fiasco impagliato in tavola, l'aia della "mi nonna", il clima, i corridori toscani, la farina neccia, cantucci & vin santo, le salsicce, il "Pistoia blues festival", la tavolata alla fattoria del Teso, la formazione al gran completo del Granducato: "Calendi, Caone, Baicche, Bandiera, Brendola, Grumino, Spainzi. I cinghiali in Maremma, i Butteri in Maremma, la Maremma maila e le maiale di Maremma, la merenda con pane, sale, aceto e olio, Montecarlo (paese mio che stai sulla collina, disteso come un vecchio addormentato...), la "madre" dell'aceto, i crostini di zia Bruna, le "ciale" dai 20anni in sù...and many more...

martedì, giugno 10, 2008

IL MITO DEL GAVIA

Da qualche anno a questa parte, ogni volta che la corsa rosa transita sulla strada che porta al P.sso Gavia, per me è un appuntamento irrinunciabile. Quest' anno la carovana si è arrampicata lungo i suoi tornanti, il 31 maggio scorso, durante la tappa Rovetta - Tirano, prima di affrontare in sequenza Mortirolo ed Aprica. Il Passo di Gavia è una delle montagne "mito" del ciclismo, posto a 2650 metri sul livello del mare, è uno dei valichi alpini più alti d'Europa, secondo in Italia solo allo Stelvio. Montagna vera, insidiosa, che incute sempre timore ed esige rispetto. Saranno i suoi 17 km di lunghezza, le rampe cattive al 16%, la sede stradale in molti punti veramente stretta, la galleria posta a 3 km dalla cima, completamente buia, capace addirittura di disorientarti. L'altitudine severa, in prossimità dei 2000 metri slm, l'aria è povera d'ossigeno, e se vai fuori giri non vai più avanti neanche a spinta. Forse il ricordo della tempesta di neve al giro del 1988, episodio che ha contribuito a far entrare il Gavia nella leggenda, quando ancora buona parte della strada era sterrata. Adesso l'asfalto è ottimo, rifatto per l'occasione, i corridori hanno tovato il manto stradale liscio come il tappeto di un biliardo. Il passaggio dei "girini" in montagna è sempre uno spettacolo, anche se le condizioni atmosferiche non erano l'ideale per godersi lo show. Dimenticavo, non fidatevi mai del tempo, a Ponte di Legno, dove comincia la salita, potrebbe esserci il sole, qualche km più avanti potreste trovare di tutto, in qualsiasi stagione. Conquistare il Gavia è mitico anche per questo...
Nella foto: Julio Alberto Perez Cuapio, in fuga lungo i tornanti della strada che porta al P.sso Gavia